Ultimi canti - installation view
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Ultimi canti - Canto nuovo - installation view
Canto nuovo - installation view
Canto nuovo - installation view
Canti da cortile - installation view
Canti da cortile - installation view
Ultimi canti - led wall (Milano)
Ultimi canti - led wall (Milano)
Ultimi canti - led wall (Milano)
Ultimi canti - led wall (Milano)
Ultimi canti - led wall (Milano)
Ultimi canti - led wall (Milano)
Ultimi canti - led wall (Milano)
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Ultimi canti - led wall (Milano)
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Canto nuovo - performance Checcocoro (vernissage)
Pulci più di prima, ora
a cura di Salvatore Cristofaro
Sento le pulci ovunque: sui nostri corpi, sulle parole che usano, sulle geografie polimorfe che abitiamo e vorremmo chiamare casa. Vedo pulci in ogni dove, più di prima, ora. Esse corrono, urlano, si armano e, con tono marziale, invocano santi. La realtà si arma mentre gli estremismi diventano nuclei centrali del potere e ottant’anni di resistenza e libertà vengono silenziati da riti nostalgici, riemersi dai battiti del tempo.
Pulci più di prima, ora è una mostra che utilizza il linguaggio dell’arte contemporanea come mezzo per raccontare parole, lettere, diari, archivi e vite resistenti. In occasione del palinsesto del Comune di Milano per l’80º anniversario della Liberazione, non si poteva che essere critici, politici, verso una storia che troppo spesso è fatta solo di eroi, tralasciando una moltitudine di vite che ha fatto della resistenza antifascista, del canto della libertà, la sua quotidianità.
Pulci più di prima, ora è un lavoro espositivo che nasce dagli archivi presenti nella Casa della Memoria, in dialogo con l’artista Valerio Eliogabalo Torrisi. Torrisi, con delicatezza, si è preso cura di queste vite, ha incontrato storie di più di mille persone: storie di confino, testimonianze scritte da sorelle guerriere, racconti d’amore spezzati che viaggiavano su lettere clandestine cucite sulla schiena di sconosciuti. È una mostra che parla di cori, cori improvvisati in nome della libertà, della resistenza, della lotta di ieri per oggi, per un mondo libero, comunitario e resistente.
Le opere portate in mostra sono tutti lavori inediti che partono da vite comuni, spezzate e umiliate, condotte ai margini della società e della dignità. Il tutto nasce da lettere: da ultime lettere, da lettere di condannati a morte, da lettere di persone che, come ultimo gesto per testimoniare la loro esistenza, hanno scritto. Hanno scritto molto. Hanno scritto nonostante le torture. Hanno scritto anche se avevano le dita spezzate e non avevano più forze. Ma l’hanno fatto con la speranza che quelle ultime parole clandestine potessero mai arrivare alla persona amata.
In queste lettere hanno raccontato tutto: dei metodi brutali con cui venivano strappate le unghie, del modo in cui i prigionieri venivano presi a calci sotto il sole, patendo la sete e la fame. Ma nelle lettere, in queste ultime parole, viaggiano mille baci sognati, desideri impossibili, umili, semplici. Si dedicano ai ricordi, ai figli che non vedranno crescere, alla famiglia che non hanno salutato. «Se non ho saputo vivere, Mamma, so morire», scrive Domenico Cane nella sua ultima lettera.
Il titolo stesso della mostra nasce da una storia anonima, da un misterioso diario rosso: tanto preciso e dettagliato nel raccontare la vita giorno dopo giorno di un internato militare, da non scrivere mai il nome, il proprio nome. Ed è una storia di pulci, di infestazioni, di come in quel maledetto campo esse si propagassero e si diffondessero, fino a quando la situazione divenne talmente ingestibile che le guardie non riuscirono più a ignorarla. Presero tutti i prigionieri come animali, li spogliarono, li riunirono, li ammucchiarono. Li lavarono con getti d’acqua fredda.
Feriti, umiliati e deperiti, i prigionieri tornarono nelle proprie celle. Ma il soldato, il giorno dopo, scrisse l’ovvietà che diede il titolo alla mostra: Pulci più di prima, ora.
Come si fa a dimenticare la storia? Com’è possibile che, come ieri, le pulci, gli odiatori, i dittatori, gli assassini della libertà umana siano più di prima, ora, dopo anni di resistenza e ottant’anni di libertà? Torrisi ha ascoltato queste vite anonime, le ha conosciute e ha cantato la loro resistenza. La mostra si configura come una grande festa della memoria, non generando simulacri, ma cori in festa, cori comunitari della libertà.
«Profanare significa restituire all’uso comune delle cose ciò che è stato separato nella sfera del sacro», scrive Giorgio Agamben nel saggio Elogio della profanazione.
Pulci più di prima, ora restituisce storie e memorie: come il sogno di un nuovo inno alla libertà di un prigioniero politico, o il ricordo di un coro romano che trovava il senso di collettività nei momenti più tragici della propria vita.
La mostra diventa una festa della memoria con l’opera Canti da cortile, un’installazione fotografica ispirata al disegno di Lodovico Barbiano di Belgiojoso, custodito negli archivi di ANED. È un disegno che trasmette il senso dell’unione, dello stare insieme, del creare comunità nei momenti in cui il mondo crolla, innalza muri e bombarda città.
Segue l’opera Ultimi canti, un’installazione che racconta le ultime lettere, custodite tra gli scaffali dell’archivio dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri: un lavoro testuale alla memoria che diventa partecipativo, che chiede al pubblico di farsi carico e cura per percorrere un altro passo verso la persona amata di chi ha potuto solo scrivere quelle lettere, sperando che un giorno sarebbero arrivate a casa.
La mostra è una festa e, con Canto nuovo, un’opera video-installativa che diventa anche performativa grazie al coinvolgimento del coro LGBTQIA+ di Milano, il Checcoro, si canta quel nuovo e desiderato inno che, tra le celle di reclusione, risuonava con din don dan e con idee di un mondo libero, una testimonianza preziosa raccontata dal presidente nazionale dell'ANED, Dario Venegoni.
Torrisi rende il canto un inno personale e lo dedica a tutte quelle persone che, per ideali politici, sociali, identitari, culturali e per ogni tipo di discriminazione, si sono sentite chiamate “sbagliate”.
Pulci più di prima, ora voleva essere una mostra d’archivio: un archivio di vite che si ritrovano a lottare ancora, scrivendo e cantando per difendere quella libertà che ottant’anni fa fu duramente conquistata.
Pulci più di prima, ora
Casa della Memoria,
Milano
2025